ROMA - “Riprende come un documentarista, ma monta come un regista di finzione. E restituisce al cinema la sua qualità più grande, farci vedere quello che i nostri occhi non avrebbero potuto scoprire da soli”. Così il critico Paolo Mereghetti ha scritto di Roberto Minervini, il regista marchigiano osannato all’ultimo festival di Cannes per la sua ultima opera “Louisiana (the other side)”. Una vera investitura per un personaggio che la critica è ormai concorde nel giudicare tra lefigure più interessanti della cinematografia mondiale. E che domenica 7 giugno tornerà “a casa” per la proiezione più emozionante del suo minitour italiano: quella che costituisce l’anteprima del “Capodarco L’altro festival”, la rassegna organizzata dalla Comunità di Capodarco di Fermo e prevista dal 22 al 27 giugno prossimi.
Minervini è nato proprio a Fermo nel 1971 ed è cresciuto nella vicina Monte Urano, allontanandosene prima per la Spagna e poi per gli Stati Uniti dove ha lavorato nella finanza fino all’11 settembre 2001, quando è stato riconosciuto vittima indiretta della strage (la sua azienda aveva una sede nel World Trade center) e con l’indennizzo in denaro che gli è toccato ha potuto assecondare la sua passione per il video e fotoreportage iscrivendosi a un master di Media studies.
Con “Louisiana” Minervini torna a raccontare un’America profonda e precaria, povera di tutto, chiusa in se stessa. E appunto “invisibile” ai più. Un’umanità nascosta, che vive ai margini della società statunitense e che cerca di reagire all’evidente minaccia di essere dimenticata dalle istituzioni. Come i tre precedenti lungometraggi, anche questo è nato dopo lunghi mesi di convivenza con i protagonisti, che man mano accettano una macchina da presa che li segue delicatamente nel quotidiano. “Voglio catturare la realtà, quello che vedo - spiega il rgista - Per questo non c’è alcun tipo di recitazione. Ci sono invece interpretazioni della vita reale, scelte insieme alle persone che ho filmato”.
Scritto da Minervini insieme alla moglie Denise Ping Lee, “Louisiana” racconta la storia di un territorio invisibile, il nord dello stato americano, abitato da veterani in disarmo, adolescenti taciturni, tossicodipendenti in cerca di una via d’uscita, spogliarelliste, anziani che hanno perso la voglia di vivere, ma tutti comunque disperatamente attaccati alla vita. Un paese in cui la disoccupazione arriva al 60% e dove le persone sono distrutte dalla povertà e dalle anfetamine, spesso fatte in casa. Un film duro, “crudo” secondo alcuni (è vietato ai minori di 14 anni), un “film politico” lo ha definito l’autore.
Nell’incontro del 7 giugno a Capodarco, Minervini sarà intervistato dal critico Dario Zonta, che è anche uno dei produttori dell’opera per Agat Films & Cie e Okta Film, in coproduzione con ARTE France Cinéma e Rai Cinema.
Il “Capodarco L’altro festival” si svolgerà come detto dal 22 al 27 giugno con proiezioni di film e documentari, incontri con registi e attori, degustazioni enogastronomiche di prodotti locali selezionati da Tipicità. E con la visione e l’ascolto e la premiazione dei cortometraggi del IX Premio L’Anello debole. Il programma completo e la lista dei video e audio cortometraggi finalisti saranno comunicati giovedì 4 giugno alle ore 11.30 in una conferenza stampa presso la Comunità di Capodarco di Fermo.