Wagon - Lit
Sommersi dalla quotidianità urbana, due amanti inseparabili abitano più o meno abusivamente un vagone merci in disuso. Lei e lui, due vite precedenti cancellate. Un cane. Poche cose intorno. Una denuncia di ricettazione per aver custodito, forse inconsapevoli forse no, una povera refurtiva gli costa una condanna a circa due anni di carcere. Condanna da scontare ai servizi sociali: il giudice ha capito, il prete pure e si fa carico dei due. Le lacrime sono quelle della delusione, forse della commozione, certamente della rabbia e della vergogna per doversi ormai attaccare all’ultima ancora di salvezza: ricorrere all’attenzione del giornalismo televisivo. Una pratica ormai consueta in “certi ambienti”: l’Italia diventa la repubblica delle telecamere. Una gogna richiesta e voluta, un equo scambio tra il cronista e il personaggio che ha una storia da raccontare. Forse l’ultima.
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