Pugni chiusi
Nel carcere “Lorusso e Cotugno” di Torino un gruppo di detenuti ha deciso di formare una squadra di boxe. Tutto è cominciato quando Viorel, rumeno, 37 anni, condannato a 8 anni per tentato omicidio, ha deciso di passare il tempo allenandosi durante l’ora d’aria. Viorel una volta era un pugile professionista e quella passione non era morta dentro di lui. In carcere sferrava pugni al vento, faceva riflessioni, sfogava così la sua rabbia. Altri detenuti cominciarono a interessarsi e si convinsero a formare una squadra di boxe. Il direttore del carcere Pietro Buffa diede l’ok. Era rischioso: si temeva che insegnare le botte potesse aumentare la voglia di ribellione. Invece non fu così. Un maestro di boxe insegnò che il pugilato è uno sport fiero, dignitoso, rispettoso delle regole. La galera non è più un deposito di anime lasciate a loro stesse , ma un luogo dove ci si può riabilitare, anche attraverso le botte. Si colpisce per diventare migliori. Video prodotto da Poliremo fotografia e trasmesso su Q code magazine.
Autore: Leonardo Brogioni, Stefania Culurgioni
Durata: 10'
Ente produttore: Polifemo Fotografia
Tag:
Carcere, Sport
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