Capodarco l'altro festival

Viale Giorgio Morandi, periferia est di Roma. In cima a una collinetta otto grandi edifici disposti a rettangolo, stretti fra strade ad alto scorrimento e lontani al resto ella città, ospitano centinaia di famiglie. I palazzoni, grigi e imponenti, appaiono “come un castello”, chiusi in se stessi e isolati al resto del territorio. Visti dall'esterno sono ostili e respingenti. Perché una simile scelta architettonica e urbanistica? Stefania, Nisrin, Nicolò, Daniel, Alessio, Mattia, Eliana sono alcuni dei residenti del quartiere. Bambini, adolescenti e adulti che raccontano di episodi di violenza, criminalità e abbandono ma anche di pomeriggi passati a giocare in cortile, di amicizie strette all'ombra dei palazzoni, di solidarietà. Le loro parole sono un racconto autentico e vivo, a volte contraddittorio, del luogo in cui vivono: nonostante gli aspetti negativi e il degrado amano il quartiere, amano passare il tempo sulle terrazze condominiali, ammirando il panorama; amano curare il prato del giardino e chiacchierare con gli amici degli appartamenti vicini. L’opera è inedita e autoprodotta.